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Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, noto come ADHD, è un disturbo del neurosviluppo che impedisce, a chi ne è affetto, di selezionare stimoli ambientali, controllare i propri comportamenti e pianificare azioni. Chi ne soffre ha la tendenza ad essere motivato soltanto sulle attività di suo interesse, mentre procrastina o rinvia tutto il resto, cambiando spesso attività e lavori.
Il disturbo ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici che si presenta più frequentemente durante l’età evolutiva e ha la sua massima diffusione in età scolare. Di solito persiste anche nell’adolescenza e, in circa il 50% dei casi, in età adulta. La percentuale ADHD adulti è del 2-5%.
La sindrome ADHD colpisce con più frequenza i maschi e spesso è associata ad altri disturbi come dislessia, disturbo opposizionale, ansia e depressione. I sintomi dell’ADHD appaiono già prima dei 12 anni di età, durano almeno 6 mesi (per permettere una corretta osservazione) e si presentano in due o più contesti. I comportamenti chiave sono disattenzione, iperattività e impulsività, mentre i sintomi specifici, più difficili da elencare, consentono una classificazione in base alla prevalenza di elementi di:
Se si pensa di esserne affetti, l’ADHD test va necessariamente effettuato da un professionista della salute mentale come un neuropsichiatra infantile, uno psichiatra o uno psicologo.
Per quanto riguarda l’ADHD a scuola, invece, è probabile che i bambini pongano in essere uno o più dei comportamenti sopra citati, ad esempio dimenticando i compiti, rispondendo prima che vengano poste le domande, creando disordine sul proprio banco, evidenziando povertà lessicale e nei contenuti scritti. Per gli insegnanti è fondamentale avere un’adeguata educazione in materia. Secondo la normativa scolastica vigente in Italia, i casi di ADHD rientrano nella normativa sui BES (Bisogni Educativi Speciali): se il consiglio di classe lo ritiene opportuno, è possibile predisporre per i bambini con sindrome ADHD un piano didattico personalizzato.
Quali sono invece le cause all’origine della sindrome ADHD? Predisposizione genetica e fattori ambientali sono quelle più accreditate. In 3 casi su 4 i disturbi ADHD sono associati a un fattore ereditario. Tra le cause rientrano anche il fumo durante la gravidanza, il parto prematuro o il basso peso alla nascita, l’esposizione del bambino a tossine ambientali (piombo), la presenza di additivi alimentari (conservanti o coloranti) che favoriscono l’iperattività.
L’ADHD può causare difficoltà sociali. I bambini che ne soffrono possono avere difficoltà scolastiche e relazionali, oltre a un rischio maggiore di traumi fisici. Negli adulti, invece, la sindrome ADHD può provocare problemi sul lavoro legati alla difficoltà di concentrazione, oltre a provocare un rischio maggiore di dipendenza da alcol e droghe.
Quando si parla di ADHD, internet e televisione possono essere chiamati in causa? Secondo un’indagine sull’uso di chat, social media, Tv e videogame, pubblicata sul Journal of the American Medical Association, gli adolescenti che utilizzano i device multimediali vanno incontro a un rischio doppio rispetto ai coetanei di incorrere in disturbi da iperattività e deficit di attenzione.
Quest’analisi è stata condotta su un campione di 4.100 ragazzi tra i 15 e 16 anni, suddivisi in tre gruppi a seconda della frequenza d’utilizzo di 14 piattaforme digitali, tra cui sono stati selezionati 2.587 giovani senza ADHD. Ne è emerso che dopo due anni la probabilità di comparsa dei sintomi ADHD per gli utilizzatori assidui di media digitali è stata di circa il doppio rispetto a quella dei coetanei che li hanno utilizzati con moderazione.
Con oltre il 90% dei giovani tra i 16 e i 24 anni che utilizzano regolarmente internet per monitorare i social media, quello dell’ADHD internet addiction – ovvero dovuto alla dipendenza dal web – è un rischio concreto. Rispetto ai media tradizionali del passato, come radio e riviste, quelli moderni bombardano di stimoli in ogni momento della giornata e rendono i più giovani vulnerabili. Tuttavia, per dimostrare l’effettiva relazione tra il loro utilizzo e l’insorgenza dei sintomi ADHD, sarà necessaria una ricerca trasversale e più approfondita, volta a capire se sia proprio l’eccessivo utilizzo a generare problemi o se, viceversa, siano le persone già vulnerabili a farne un uso smodato.