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Quanto tempo saremmo in grado di resistere senza social network? Molte persone farebbero fatica a rispondere a tale domanda e ancora più difficile è immaginare come sarebbero le nostre giornate senza post, commenti e like, perché ormai i social occupano una fetta consistente del nostro tempo.
La vita virtuale sembra avere affiancato – se non addirittura superato – quella reale, modificando in maniera radicale le nostre giornate. Ecco perché per un gran numero di persone risulta impossibile immaginare un’esistenza senza social.
I social si sono rivelati uno strumento potentissimo per avvicinare le persone e questo viene considerato un aspetto positivo, ma allo stesso tempo hanno incrementato a dismisura polemiche e scontri, diventando anche amplificatori di paure (su tutte il terrorismo).
A tal proposito è illuminante l’articolo scritto da Farhad Manjoo e pubblicato sul New York Times; nel suo intervento, il giornalista esperto in tecnologia ha ipotizzato come sarebbero le nostre giornate se avessimo la possibilità di silenziare i social network per una settimana. A detta di Manjoo sarebbero sicuramente meno ansiose, dato che ci ritroveremmo senza le dichiarazioni minacciose dell’Isis, che sfrutta i canali social per diffondere il terrore. Allo stesso modo, però, non avremmo saputo della maxi-filantropia di Mark Zuckerberg, ideatore di Facebook.
Uno dei temi ultimamente più discussi sui social riguarda poi le primarie statunitensi e nello specifico le dichiarazioni, sovente giudicate grottesche e xenofobe, del candidato repubblicano Donald Trump, magnate che si sta imponendo all’attenzione generale per via della superficialità di alcune sue affermazioni.
Secondo Manjoo privandoci per una settimana dei social ci risparmieremmo “l’immondizia che ogni giorno ci avvolge, e che in parte noi stessi contribuiamo a produrre e che ci costringe ad urlare o inabissarci”. Secondo il giornalista i social, al giorno d’oggi, sono il luogo deputato al “baccano” e alle urla, indispensabili per essere notati anche solo per un secondo. Per questo motivo privarsi per una settimana dei social network potrebbe essere perfino salutare, almeno per tutte quelle persone che non sono avvezze allo scontro polemico ad ogni costo, un modo per riprendere fiato lontano dalla frenesia e dalla schizofrenia che rappresentano gli elementi principali di una giornata-tipo all’interno di un social.
Da questo punto di vista sono in tanti a concordare, come dimostra il pensiero espresso da Susan Benesch, docente al Berkman Center for Internet & Society di Harvard: “È divenuto così comune attraversare un tale livello di immaginario violento e di spazzatura online che le persone si sono ormai rassegnate, ed è tutto così rumoroso che c’è bisogno di urlare sempre di più, e in maniera più scioccante, per essere notati”.
Il pericolo, poi, potrebbe essere quello di trovarsi addirittura più a disagio una volta “riaccesi” i profili social, facendo crescere il desiderio di autoescludersi definitivamente. Tuttavia tagliare in maniera netta con i social è difficile – seppur non impossibile:
i social, nella visione di Manjoo, hanno preso in ostaggio Internet e gli impongono non solo i propri argomenti, ma anche le dinamiche dialettiche in voga al loro interno, creando così un circolo vizioso che appare impossibile da spezzare.