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Un fenomeno in rapida e preoccupante ascesa, soprattutto tra i giovanissimi. Il cyberbullismo ha trasferito le prepotenze della vita reale dietro una tastiera, con conseguenze spesso tragiche. Le vittime sono sovente minori, con una relazione inversamente proporzionale: più è bassa l’età, maggiore è la ferocia negli attacchi. Proviamo a capirne di più insieme.
Questo problema sociale, come evidenziato dal sondaggio HBSC 2018 promosso dal Ministero della Salute, è infatti denunciato maggiormente a 11 anni (10,1%) che non a 13 (8,5%) o a 15 (7%). Indipendentemente dal genere, con maschi e femmine bersagliati allo stesso modo. Nel 2018 le denunce alla polizia postale per questo reato a danno di minori sono aumentate del 65%, mentre sul web continuano a essere tristemente virali i video di cyberbullismo. [Leggi altri dati sul cyberbullismo]
Una tragedia silenziosa di cui sono prevalentemente protagonisti adolescenti e bambini e che miete vittime innocenti. Quali sono cause e conseguenze del cyberbullismo e in quale spazio normativo viene trattata questa agghiacciante pratica?
Il cyberbullismo, definito anche come bullismo in internet, consiste negli attacchi continui, offensivi e sistematici attuati a danno di un altro soggetto servendosi degli strumenti della rete. Tali pratiche vengono messe in atto molto spesso da minorenni nei confronti di altri minorenni, differenziandosi così dalla cybermolestia, reato che si verifica da parte di un adulto a danno di un minorenne.
Bullismo e cyberbullismo sono entrambi considerati reati: quest’ultimo si configura come una violazione del Codice civile e del Codice penale, oltre che della Legge sulla Privacy (196/2003). Il fenomeno del bullismo online si configura attraverso diverse modalità. Le forme di Cyberbullismo più diffuse sono:
La vittima del cyberbullismo può subire contemporaneamente più di uno di questi trattamenti. Tra le tipologie di atti di cyberbullismo rientrano anche la denigrazione (invio a gruppi di persone di messaggi o dicerie lesive nei confronti di qualcuno o pubblicazione in rete dei suddetti materiali per danneggiarne la reputazione), esclusione, rivelazioni o inganni (spedizione di informazioni personali, ottenute tramite inganno, per rivelare informazioni imbarazzanti), cyberstalking o outing, ovvero diffusione in rete di informazioni intime ricevute. Frequenti sono anche i casi in cui il soggetto bullizzato viene filmato o registrato al fine di essere umiliato in ambiti pubblici o in rete. Questi atti possono essere sia reali che recitati dai ragazzi stessi.
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sulle forme di Cyberbullismo!
Come abbiamo potuto comprendere, il cyberbullismo è la trasposizione online del bullismo, comprendendo atti di molestia e prevaricazione perpetrati tramite strumenti elettronici come e-mail, chat, blog, smartphone, siti internet o qualunque forma di comunicazione riconducibile al web. Le differenze tra bullismo e cyberbullismo si osservano in alcune caratteristiche tipiche di quest’ultimo. L’anonimato del bullo, la pervasività, la pressoché totale assenza di scrupoli morali da parte di chi pone in atto tali comportamenti e la mancanza di limiti e contorni spazio-temporali, rende il cyberbullismo ancora più pericoloso, agendo costantemente sulla psiche del danneggiato. Quali sono le cause del cyberbullismo?
Occorre distinguere tra i motivi che portano un bullo a comportarsi in questo modo e quelli che rendono i ragazzi potenzialmente vittime di bullismo in internet. Tra queste ultime si segnalano:
Chi si comporta da bullo, o cyberbullo, invece, lo fa di solito per appagare un bisogno di potere o per soddisfare una brama di sottomissione, di controllo e di umiliazione del prossimo. Il bullo è un soggetto che mostra generalmente scarsa empatia e accresce, prevaricando sul prossimo, la propria popolarità. In rete questa condotta viene “incentivata” da una reperibilità più difficile delle ingiurie che permette non di rado, al cyberbullo, di farla franca.
Il cyberbullismo è più grave del bullismo? La risposta è affermativa e il motivo è facilmente intuibile: la rete lascia tracce e genera ferite che difficilmente si possono guarire. Il cyber bullismo ha conseguenze psicologiche più devastanti, proprio a causa della sua diffusione capillare e dall’impossibilità di averne controllo. Auto-alimentandosi da sé, non offre possibilità al soggetto colpito di difendersi o di controllarne gli effetti. Tra le conseguenze più immediate e diffuse di questo fenomeno si annoverano:
L’appropriazione indebita della vita altrui è sovente sfociata in atti di autolesionismo. Le statistiche sul cyberbullismo in Italia non lasciano spazio alle interpretazioni e tratteggiano contorni allarmanti. La ricerca “Una vita da social”, condotta dall’Osservatorio nazionale adolescenza, ha evidenziato come in Italia il 59% delle vittime di cyberbullismo abbia pensato almeno una volta al suicidio nel momento di massima sofferenza. Le recenti notizie di cronaca hanno confermato il trend e inducono a mantenere alto il livello di guardia su un problema tutt’altro che risolto e sul quale neppure la eco mediatica riesce ad intervenire con successo.
Educare e prevenire: metodi efficaci per contrastare il cyberbullismo esistono, ma non necessariamente la loro applicazione serve a evitare il contagio. In termini di prevenzione possono essere adottati alcuni accorgimenti per evitare di essere presi di mira dai cyberbulli.
Tra questi:
Questi sono comportamenti che si possono compiere direttamente in rete o quando si utilizza lo smartphone, ad esempio su WhatsApp. Esistono però altre soluzioni pratiche e che non devono essere tralasciate. Il rimedio più efficace per contrastare il cyberbullismo è affrontare il problema, riconoscerlo e comunicarlo. Per questo è sempre fondamentale confrontarsi con i genitori o con i propri insegnanti, anche se spesso vergogna, pudore e imbarazzo portano a chiudersi in sé stessi. Se il caso inizia ad assumere un certo livello di gravità, inoltre, è indispensabile rivolgersi alle autorità e sporgere denuncia formale.
Il raddoppio della cifra di denunce per bullismo su web presentate da ragazzi under 13 tra il 2016 e 2018 rende necessaria l’effettiva applicazione della legge cyberbullismo. Attualmente è valida la L.71/2017 (c.d. Legge Ferrara), entrata in vigore il 18 giugno 2017 con l’obiettivo di “contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche”.
Proposta dalla senatrice Elena Ferrara (insegnante di Carolina Picchio, una studentessa di 14 anni vittima di bullismo su internet che la portò al suicidio), prevede come punti principali:
Tuttavia il tavolo tecnico, instaurato presso la Presidenza del Consiglio, si è riunito finora in una sola occasione. Pertanto né il piano di contrasto, né il codice di co-regolamentazione e né il sistema di monitoraggio hanno ancora visto la luce. Nonostante l’Italia sia stato il primo paese in Europa a essersi dotato di una legge sul cyberbullismo, questa non viene ancora applicata in tutti i suoi punti chiave. In soccorso potrebbe però giungere la recente proposta di legge cyberbullismo e bullismo, avanzata da Devis Mori (M5S) che, integrando la L.71/2017, inserisce il reato di bullismo in quello già presente dello stalking suggerendo la modifica dell’articolo 612-bis del Codice Penale.
Bullismo e cyberbullismo a scuola sono ormai fenomeni che hanno attecchito in troppi istituti. Stabilito che il cyberbullismo è reato, la sensibilizzazione sull’argomento passa anche attraverso un credibile progetto prevenzione al cyberbullismo.
Non a caso diverse scuole, primarie e secondarie, si stanno facendo promotrici di progetti cyberbullismo volti a contrastare possibili episodi. Le campagne prevedono spesso la proiezione di film sul cyberbullismo (tra i più noti si segnalano Cyberbully, Nerve, 13 reasons why, Gli ultimi della classe, Disconnect, Ben X, A girl like her, Unfriended e Catfish) con l’obiettivo di educare i più giovani al rispetto dei coetanei e ad un utilizzo responsabile della rete e dei device tecnologici.