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In futuro saremo in grado di ricostruire gli organi artificialmente ed evitare le interminabili file per i trapianti. Se qualche anno fa questa affermazione apparteneva alla fantascienza, oggi appare verosimile. Il merito va al bioprinting, la tecnica che consiste nello stampare i tessuti cellulari in 3D.
Stampare un cuore in 3D è possibile?
Attualmente la scienza non è ancora in grado di stampare un cuore per intero e che sia altresì funzionante, ma gli esperti ci stanno lavorando.
Nei laboratori di bioingegneria della Carnagie Mellon University di Pittsburgh, infatti, gli scienziati hanno fatto passi da gigante in questa direzione.
Adam Feinberg, Professore di Scienza dei Materiali e di Ingegneria Biomedica nella suddetta università statunitense, ci informa che ad oggi il suo team è in grado di prendere le immagini dalla risonanza magnetica delle arterie coronarie e le immagini 3D di cuori embrionali, e di stamparle in 3D con una risoluzione di ottima qualità attraverso materiali molto morbidi come collagene, alginati e fibrina.
La sfida maggiore in questo momento tuttavia è riuscire a non far collassare questi morbidi materiali sotto il proprio peso.
La tecnica FRESH
La soluzione messa in atto per ovviare a questo problema si chiama FRESH (Freeform Reversible Embedding of Suspended Hydrogels). E’ una tecnica che consiste nello stampare il materiale morbido in 3D direttamente in un bagno di gel (non “all’aria”), il quale serve da supporto per permettere al morbido oggetto di reggersi su se stesso. Successivamente si riscalda a una temperatura che coincide con quella corporea per non danneggiare le molecole biologiche o le cellule. Dopo questa fase di riscaldamento è possibile rimuovere dal bagno di gel il materiale stampato in 3D.
Tutti i vantaggi
Grande protagonista di questo progetto è la stampante dal prezzo abbordabile. Generalmente le stampanti utilizzate nel bioprinting costano più 100.000 dollari e richiedono elevate competenze tecniche per essere utilizzate. La stampante di Feinberg, invece, costa circa 1.000 dollari e si basa su hardware e software open source. Il Professore in persona ci spiega cosa significa: “usando un software open source abbiamo accesso al perfezionamento dei parametri di stampa, possiamo ottimizzare quello che stiamo facendo e massimizzare la qualità di ciò che stiamo stampando.”
Insomma, il progresso scientifico e tecnologico aumenta anno dopo anno come la speranza che un giorno, non troppo lontano, le file per i trapianti non esisteranno più!