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Il web può essere paragonato ad una casa, di quelle dotate di un proprio, enorme, scantinato, invisibile alla stragrande maggioranza degli utenti. Un locale anormale considerando che, gigantesco com’è, supera di tantissimo la superficie dell’abitazione a tutti accessibile: questo è ciò che viene comunemente chiamato il deep web. Un luogo con i suoi cunicoli, grotte, strettoie in cui può accadere di tutto, anche traffici illeciti (armi e droga), condivisione di contenuti vietati, propaganda terroristica. Proviamo a fare un po’ di luce sui misteri del web sommerso.
I grandi conoscitori dei segreti della Rete convenzionalmente dividono il web in sei strati.
Accedere al deep web è possibile attraverso un browser specifico, The Onion Router (Tor). Tor fu inventato molti anni fa per consentire l’ingresso al web in quei paesi sottoposti a censura.
Ogni computer connesso a Tor rappresenta un nodo, alla stregua del Peer 2 Peer (architettura di rete costituita da due computer che scambiano file tra di loro), questo è il motivo per cui le connessioni sfuggono ai controlli. I contenuti (foto, video, documenti etc), inoltre, sono replicati all’infinito poiché sottoposti alla norma del P2P: eliminare un server dunque non significa mettere fuori gioco la Rete.
Nel momento in cui si accede al browser Tor, i dati sono letti esclusivamente da mittente e destinatario e l’IP viene nascosto: la navigazione risulterà anonima anche al provider che fornisce il collegamento a internet.
Un vantaggio non solo per giornalisti, esperti di comunicazione in genere, attivisti politici, ma (ovviamente) anche per i malintenzionati.
I siti deep web sono riconoscibili dall’estensione .onion. Attenzione però: questi siti sono inaccessibili tramite i browser della Rete in chiaro, e possono infatti essere raggiunti esclusivamente grazie a Tor. È utile chiarire che con Tor (The Onion Reuter) è possibile navigare sia sul web normale che in quello sommerso.
I deep web links sono nascosti a Google. Per farlo basta semplicemente chiedere a big G di non essere indicizzati. Ma un’altra maniera per sfuggire a controlli è quella di ottenere protocolli di rete diversi da https (ad esempio I2P, non-exit-relay-Freenet).
Cosa si trova nel deepweb? Letteralmente di tutto. La trasmissione Le Iene ha dedicato più di una puntata all’argomento, scoprendo come si tratti di un mondo in cui passano droga, armi, accordi per effettuare attentati mafiosi.
Nella puntata del 5 maggio 2019 Roberta Rei ha intervistato “Franco”, un uomo che ha dichiarato di aver confezionato bombe dopo aver ricevuto una mail “irrintracciabile” perché inviata da Ip sconosciuto. L’uomo ha raccontato: “Ho capito che si trattava di mafiosi. Io facevo il mio lavoro. Mi hanno offerto anche mille euro per far saltare una macchina”.
Secondo gli esperti, il dark web arriva a coprire il 96% dei contenuti totali di internet. Solo il 4% del web sarebbe dunque “pulito”. Notizie che lasciano intuire come questo livello sommerso sia un luogo sconfinato e pericoloso, da cui stare alla larga, soprattutto se si è privi di abbastanza esperienza e si tiene all’inviolabilità dei dati personali: sarebbe come camminare in un quartiere malfamato sventolando centinaia di euro.
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