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Quante emoji utilizziamo ogni giorno nel corso delle nostre comunicazioni virtuali e, soprattutto, con quale criterio scegliamo una faccina piuttosto che un’altra per trasmettere in maniera efficace le nostre emozioni?
Alcuni studiosi di sociologia affermano che la realtà è una costruzione sociale che si realizza attraverso le cosiddette “tipizzazioni”, cioè tutte quelle azioni che, ripetute frequentemente, tendono ad assumere lo stesso significato sia per il soggetto che le compie, sia per quello cui sono rivolte. Gesti che, senza sapere bene il perché, sono diventati consuetudinari e, in un certo senso, automatizzati: il vantaggio è che, al momento della trasmissione del messaggio, la scelta dei gesti da compiere è sensibilmente ridotta e la comunicazione ne guadagna in efficacia e immediatezza.
È un po’ il caso di quando alziamo il braccio alla fermata dell’autobus per chiedere al conducente del bus in arrivo di fermarsi e farci salire, oppure quando, per intimare il silenzio a qualcuno, portiamo il dito indice di fronte alle labbra socchiuse o, ancora, quando alziamo le spalle per dire “Non lo so, non ne ho idea”… Potremmo continuare così ancora a lungo: di gesti condivisi e istituzionalizzati che facilitano la comunicazione, ve ne sono a centinaia!
Anche emoticon ed emoji, in fondo, funzionano in questo modo: la faccina con le sopracciglia aggrottate esprime ira, quella col sorriso esprime gioia, quella con le gote rosse timidezza e imbarazzo. Ma siamo davvero sicuri che sia così?
Ebbene sì, a volte le tipizzazioni si basano anche su interpretazioni errate che la forza della consuetudine ha contribuito comunque a rendere universali: ecco alcune emoji piuttosto ambigue di cui credevate di conoscere il significato, ma che negli intenti degli ideatori hanno tutt’altro valore!
Oltre alle emoji i vostri amici utilizzano nei messaggi anche strane parole dal significato oscuro come “LOL” o “rotfl”? Vi spieghiamo che cosa vogliono dire nel nostro approfondimento: “rotfl significato e spiegazione“.