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Fotofinish: come funziona e quando è stato introdotto nelle Olimpiadi

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“Una vittoria al fotofinish!”. Quante volte ci è capitato di ascoltare questa frase alla tv o imbatterci in un titolo di giornale del genere? Ma cosa si intende per fotofinish, a quando risale la sua introduzione nei Giochi Olimpici e come funziona? Ne parliamo in questo articolo.

Fotofinish in atletica

Le recenti Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno arricchito di un nuovo capitolo la saga scritta da questo dispositivo chiamato a stabilire l’ordine d’arrivo delle competizioni sportive. Il successo azzurro nella staffetta 4×100 di atletica è maturato proprio grazie ad un colpo di reni di Filippo Tortu, capace così di sopravanzare l’avversario britannico. Questo stesso strumento ha decretato la vittoria del velocista italiano Marcel Jacobs nei 100 metri.

Cos’è il fotofinish

Il fotofinish è un’apparecchiatura fotografica usata dai giudici di gara per stabilire con esattezza l’ordine di arrivo dei partecipanti ad un evento sportivo. Questa telecamera digitale è collegata direttamente al computer dei cronometristi presenti all’arrivo. Il fotofinish viene impiegato principalmente nelle gare di ciclismo, atletica e ippica. 

Come funzionava un tempo il fotofinish

In origine in questo dispositivo la pellicola scorreva orizzontalmente a velocità costante in senso opposto alla direzione della corsa. La fotografia restituita era un grafico del passaggio degli atleti sulla linea in funzione del tempo. Analizzando la fotografia era possibile determinare con certezza l’ordine d’arrivo e il tempo esatto impiegato dai singoli atleti. 

Col passare degli anni e la continua evoluzione della tecnologia nello sport la pellicola è stata eliminata in favore dell’adozione di più attuali sistemi informatici che garantiscono una qualità più elevata dell’immagine e la realizzazione di stampe dettagliate in pochissimi istanti. 

Fotofinish: come funziona oggi 

Quale parte del corpo fa fede per stabilire l’ordine d’arrivo in un fotofinish? Per determinarlo va individuata la parte del torso che per prima raggiunge il piano perpendicolare alla linea d’arrivo. La parte del torso si considera escludendo articolazioni degli arti, mani, piedi, gambe, braccia e testa. 

La responsabilità della lettura del fotofinish è del primo giudice e per far sì che la lettura sia facilitata, viene usato un cursore che permette di individuare il punto preciso in cui effettuare la misurazione. 

Nelle gare di ciclismo, invece, il fotofinish viene applicato sul mezzo e non sul corridore: in questo caso è la ruota che taglia il traguardo per prima a sancire il successo o il piazzamento.

Quando è stato introdotto il fotofinish nelle Olimpiadi

Il fotofinish è nella storia dei Giochi Olimpici sin dal 1932, dalle Olimpiadi di Los Angeles. A partire dai Giochi di Londra 1948 il dispositivo è stato collegato alla pistola dello start, misurando il tempo esatto dello sparo. All’epoca si trattava del Racend Omega Timer, che venne impiegato nel ciclismo nel velodromo di Herne Hill. Sulla pista di atletica, nella stessa edizione, supportò invece la decisione dei giudici nel decretare il trionfo di Harrison Dillard nei 100 metri piani.

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