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Il furto d’identità digitale è punito dalla Legge italiana con l’applicazione di un articolo del Codice Penale che equipara il reato di phishing e furto d’identità digitale alla “sostituzione di persona”. Come previsto infatti dall’art 494 c.p. “chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino ad un anno”. A partire da questo assunto sono stati fatti però molti altri passi in avanti per punire chi si macchia di questi “reati digitali”.
Il furto d’identità su internet è un tema su cui anche la Cassazione si è pronunciata più volte, visto l’aumento dei casi dovuti all’utilizzo sempre più capillare dei social network e del web in generale. La Corte Suprema ha infatti definito con la sentenza n. 978/1996 l’identità come quel “complesso di risultanze anagrafiche che servono ad identificare il soggetto nei suoi rapporti con i poteri pubblici ed a distinguerlo dagli altri consociati”. Con l’avanzare del mondo digitale è stato inevitabile dare quindi una definizione completa dell’identità personale, soprattutto in rapporto alla disciplina sulla protezione dei dati personali sensibili. È indubbio quindi che la persona che mette in atto per sua volontà un furto d’identità va incontro a conseguenze penali molto pesanti.
Il bene giuridico tutelato dal codice penale è infatti quello della pubblica fede e in caso di effettivo furto d’identità la denuncia ha effetto in presenza di un inganno su “la vera essenza di una persona o alla sua identità o ai suoi attributi reali”, anche quindi nel caso in cui i fatti si svolgano online. Sempre la Cassazione si è pronunciata sull’applicabilità dell’art. n. 494 c.p. con la sentenza n. 18826/2013 per i casi in cui sia riscontrata la “sostituzione di una persona mediante chat”. La condanna per furto d’identità digitale sarà effettiva anche nei casi in cui sia creato online un profilo sui social con la foto di una persona che non ne ha concesso l’utilizzo.
Il d.l. 93/2014 ha infatti chiarito maggiormente il concetto di “identità personale” aggiungendo tra i reati anche la “frode informatica commessa con sostituzione di identità digitale” con l’art.9 che al terzo comma allarga la pena prevedendo una reclusione da due a sei anni ed una multa salata che va dai 600 fino ai 3mila euro in caso di furto d’identità digitale indebito ai danni di un soggetto, con possibilità di querela se non si presentano circostanze aggravanti. Stesso impegno nella tutela giuridica di phishing e furto d’identità su internet lo troviamo nella Dichiarazione dei diritti in Internet che sempre all’art.9 stabilisce quanto segue: “1. Ogni persona ha diritto alla rappresentazione integrale e aggiornata delle proprie identità in Rete. 2. La definizione dell’identità riguarda la libera costruzione della personalità e non può essere sottratta all’intervento e alla conoscenza dell’interessato. 3. L’uso di algoritmi e di tecniche probabilistiche deve essere portato a conoscenza delle persone interessate, che in ogni caso possono opporsi alla costruzione e alla diffusione di profili che le riguardano. 4. Ogni persona ha diritto di fornire solo i dati strettamente necessari per l’adempimento di obblighi previsti dalla legge, per la fornitura di beni e servizi, per l’accesso alle piattaforme che operano in Internet. 5. L’attribuzione e la gestione dell’Identità digitale da parte delle Istituzioni Pubbliche devono essere accompagnate da adeguate garanzie, in particolare in termini di sicurezza”.
Approfondito il concetto d’identità digitale, è chiaro che la Giurisprudenza italiana abbia preso una posizione ferma nel tutelare non solo gli interessi pubblici, ma anche quelli del soggetto privato che vede violati i propri account social e le caselle di posta elettronica, dando la possibilità a tutti di vedere riconosciuti i propri diritti anche nel web, un mondo che ogni giorno occupa più spazio nelle nostre vite.