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Il Green Pass è senza dubbio uno dei trend topic dell’estate 2021. Il passaporto vaccinale è una certificazione in formato digitale e stampabile emessa dalla piattaforma nazionale del Ministero della Salute. Green pass e privacy sono però due argomenti che vanno di pari passo e sui quali vale la pena soffermarci. Vediamo allora come si è espresso sul Green Pass il Garante della privacy e perché è fortemente sconsigliato pubblicare sui social network il proprio QR Code.
Il Green Pass (o passaporto vaccinale) è la certificazione che serve per spostarsi verso eventuali zone arancioni o rosse o partecipare ad eventi come concerti o matrimoni. Questo certificato serve anche per viaggiare al di fuori dei confini nazionali. La certificazione è disponibile dal 1° luglio 2021 ed è valida anche come EU digital Covid certificate. Per ottenerla serve soddisfare almeno uno dei seguenti requisiti:
Pubblicare il proprio Green Pass sui social network o in rete è però una cattiva idea. Lo ha sottolineato il Garante della Privacy. Ecco perché.
Sul tema Green Pass e privacy si è soffermato il Garante a seguito della pubblicazione del documento sui social network, da parte di molti utenti. Come sottolineato, il QR-code del Green Pass rappresenta una miniera di dati personali e sensibili che, in questo modo, possono essere letti da chiunque.
Tra le informazioni che possono essere ricavate rientrano:
Queste sono solo alcune delle informazioni che si possono ricavare dal QR Code del Green Pass, per questo motivo, osserva il Garante della Privacy, il QR-code va esibito esclusivamente alle forze dell’ordine e a chi è autorizzato a chiederlo per l’esercizio delle attività per le quali la legge prevede una verifica.
Il QR-code inoltre, deve essere letto soltanto attraverso l’apposita APP di Governo perché quest’ultima garantisce che il verificatore veda soltanto se si disponga o non del Green Pass e non, anche, le informazioni personali ad esse collegate. E inoltre, che non possa conservarle in alcun modo.
Ogni uso diverso del Green Pass, ha chiarito il garante della privacy, è pericoloso. Per sé stessi e per gli altri. Chiunque infatti potrebbe utilizzare i dati personali e sanitari, per qualsiasi tipo di finalità. Con tutto ciò che ne consegue, dal rischio di truffe online, alla profilazione commerciale ad eventuali forme discriminatorie in ambito lavorativo. Per questo motivo il Garante ha concluso il suo intervento specificando che l’esibizione del Green Pass costituisce una pessima idea: “Se proprio non sappiamo farne a meno, limitiamoci a condividere con il mondo la notizia, senza l’immagine dell’agognato QR-Code”.