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George Hotz, la storia di un hacker e del suo kit di guida autonoma

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George Hotz, l’hacker che lavora al kit per guida autonoma

Le più grandi e innovative case automobilistiche del mondo – Tesla in testa – stanno cercando di arrivare per prime alla driverless car, ovvero all’automobile completamente a guida autonoma.

Software per la guida autonoma

C’è però qualcuno che si è dimostrato meno paziente degli altri, avendo del resto le capacità di dare un contributo concreto a questo importante sviluppo tecnologico…
Parliamo ovviamente di George Hotz, che ha rilasciato con licenza open source il proprio software per la guida autonoma delle automobili. Hotz, però, era già famoso ben prima di interessarsi alle driverless car: chi di voi se lo ricorda?

Da hacker a inventore

George Hotz è nato nel 1989. Non ha dunque ancora 30 anni, ma ha già fatto carriera in Facebook e poi in Google, per poi licenziarsi e mettersi in proprio. Come ha fatto ad attirare l’attenzione dei grandi nomi della Silicon Valley? Semplice: giovanissimo e con il nome in codice ‘Gehot‘, è stato tra i primi a violare i sistemi di Sony e Apple. Oltre a fargli arrivare addosso un numero imprecisato di denunce, le sue straordinarie capacità informatiche gli sono valse un posto in Facebook e soprattutto in Google.

Il kit per la guida semi autonoma open source

Ma la mente di Hotz da qualche anno è proiettata da qualche altra parte: più precisamente, verso le auto a guida autonoma. Per questo si è licenziato da Google, si è messo in proprio e ha sviluppato e messo in rete un kit software per poter guidare in modo quasi automatico delle automobili tradizionali. Ovviamente la cosa non è andata giù all’NHTSA, ovvero l’ente americano per la sicurezza stradale, che ha intimato senza mezzi termini al giovane informatico di rimuovere dalla rete il suo sito comma.ai, infliggendo tra l’altro ad Holtz una multa di 21.000 dollari. Non è stata però una mossa molto astuta: per aggirare i paletti imposti dalla legge il sito è stato infatti trasferito su comma.neo, con il software presentato con licenza open source e quindi aperto a tutti (chiunque può infatti scaricarlo e migliorarlo ulteriormente). Ed è proprio questo ciò che ha fatto anche Matt Schulwitz, uno che di innovazioni automobilistiche se ne intende, essendo un ex Tesla: combinandolo ad un apposito hardware da applicare allo specchietto retrovisore di una normalissima automobile, il dispositivo di Schulwitz permette una guida semi-autonoma, grazie ad un radar frontale e ad altri sensori.
Ah: il prezzo di questo kit, ad oggi, è di 1.495 dollari.