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Le innovazioni tecnologiche a volte impiegano un po’ di tempo ad entrare a far parte delle nostre vite e diventare parte integrante delle azioni che compiamo ogni giorno per abitudine, ma quando lo fanno, non farsi trovare impreparati – giuridicamente parlando – è d’obbligo.
Di cosa stiamo parlando? Dei robot, della loro evoluzione – tuttora in corso – e del vuoto normativo riguardo alle conseguenze dei loro usi e applicazioni, che dobbiamo affrettarci a riempire.
Il primo caso di incidente mortale provocato di recente da una Tesla S, un’auto a guida autonoma, ha infatti acceso i riflettori su una questione che le autorità finora hanno pericolosamente ignorato. Sì, perché quando si parla di robot, non ci si riferisce solo a quelle macchine umanoidi di cui la fantascienza parla da decenni, ma i cui primi modelli solo di recente si vedono davvero in giro, ma anche alle auto senza conducente che invece già si sono affacciate sul mercato e che stanno cominciando a creare i primi problemi.
È proprio per discutere seriamente i termini della questione che un gruppo di lavoro si è riunito presso la Commissione Europea, con l’obiettivo di formulare leggi chiare e dare uno status giuridico ai robot. Tra le proposte del gruppo, vi è la creazione di un’Agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale e la definizione dei robot come “Persone Elettroniche”.
Questo non significa che ai robot saranno riconosciuti dei diritti da tutelare, equivalenti a quelli delle persone in carne e ossa – in virtù dei quali in caso di incidente, ad esempio, abbiano la facoltà di avvalersi di un avvocato! Niente paura: ciò significa solo che, in caso di approvazione della proposta, i robot saranno un nuovo soggetto giuridico, un po’ come avviene per le società.
A fare questo chiarimento prezioso è Andrea Bertolini, esperto di diritto privato della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che, recentemente consultato in merito, ha posto l’accento sull’importanza di una chiara legislazione che definisca il grado di autonomia dei robot e permetta di giudicare l’entità dei danni da loro eventualmente procurati. E, cosa non meno importante, i soggetti fisici cui imputarne la responsabilità.
Poniamo il caso dei robot “assistenti”, la cui introduzione nel mercato consumer in parte è già avvenuta: quelli che andranno a fare la spesa al supermercato per i loro “padroni” dovranno essere abilitati ad effettuare pagamenti entro certi limiti ed essere dotati di certificati assicurativi per eventuali danni a terzi. Ecco quindi, che, in un futuro prossimo fatto di robot con un grado sempre maggiore di autonomia, dovranno per forza entrare in gioco le assicurazioni, senza cui macchinari di questo genere non possono neanche essere immessi sul mercato. E le società assicuratrici devono necessariamente agire all’interno di un quadro normativo chiaro e definito.
Il lavoro del gruppo riunito alla Commissione Europea è, in tal senso, prezioso perché, se le sue proposte saranno approvate, permetterà di evitare contenziosi di cui già si ha evidenza. Contenziosi che rischiano di frenare la crescita del settore della robotica e di porre un freno alla piena espressione del suo potenziale in termini di miglioramento della vita umana: si pensi anche all’impiego di Xiaoyi, il primo medico Robot e ai Robot poliziotto diffusi a Dubai.