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Intelligenza artificiale di Google batte campione umano a Go, gioco più complesso degli scacchi

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intelligenza artificiale di Google

Go gioco di Google

All’eterna sfida uomo-macchina si è aggiunto di recente un nuovo importante capitolo. Fan Hui, campione di Go, gioco molto diffuso in Asia e famoso per la sua complessità che supera anche quella degli scacchi, è stato battuto per la prima volta da un sistema di intelligenza artificiale sviluppato dalla DeepMind, azienda britannica acquisita da Google nel 2014.

Uomo vs Intelligenza artificiale

Il suo nome è AlphaGo ed è destinato a rimanere nella storia proprio come il computer Deep Blue di IBM che alla fine degli anni ’90 riuscì a sconfiggere Kasparov, il grande campione di scacchi. E tuttavia, rispetto a Deep Blue, AlphaGo ha messo davvero KO il tre volte campione agli europei di Go Fan Hui, infliggendogli una pesante sconfitta di 5-0.

L’IA di Google ha battuto l’uomo

Go è un antico gioco strategico la cui origine è fatta risalire fino al VI secolo a.C. Il gioco, per due persone, si svolge su una sorta di scacchiera con pedine nere e bianche ed è noto soprattutto per l’enorme quantità di possibili combinazioni (che si dovrebbero aggirare intorno a 10 alla 761esima potenza). Una sfida di altissimo livello, dunque, quella che ha visto Fan Hui perdere per ben 5 volte contro AlphaGo.

Come la macchina ha imparato a giocare

In molti si chiederanno come sia stato possibile raggiungere un tale risultato e cosa può significare. Considerato il numero davvero strabiliante in questo caso di combinazioni possibili, la strategia normalmente utilizzata per insegnare a una macchina a giocare – ovvero, quella di catalogare e dare un punteggio a ciascuna possibile mossa e programmare poi la macchina a scegliere sempre la mossa migliore – non risultava attuabile.

Per permettere ad AlphaGo di giocare al meglio delle sue possibilità contro un altro giocatore si è scelta, dunque, un’altra strada: quella del Deep Learning, che permette all’intelligenza artificiale di imparare a sviluppare una strategia grazie allìosservazione di milioni di partite giocate dalla macchina stessa “virtualmente”. Inoltre, ad AlphaGo è stato permesso di accedere a due diverse reti neuronali integrate (policy e value network) attraverso cui la macchina può sia predire con una certa accuratezza le future mosse dell’avversario, ma anche valutare – proprio come farebbe un giocatore umano – la validità e gli effetti di una mossa a partire dalla considerazione della situazione attuale della scacchiera, e non dalle combinazioni possibili.

AI di Google riproduce la struttura del cervello umano

In questo quadro, la dichiarazione dello stesso Fan Hui dopo le partite contro AlphaGo acquista ancora più rilevanza. Il campione ha infatti ammesso che se non avesse saputo fin da subito di giocare contro una macchina, avrebbe considerato AlphaGo un giocatore umano a tutti gli effetti, molto forte e stabile.

Una tale affermazione non può che far pensare al celebre Test di Turing, criterio per stabilire se una macchina possa davvero pensare ed essere dotata di intelligenza. Fino a ora, nessuna intelligenza artificiale sembra aver mai davvero passato questo test (sebbene la questione sia controversa e il test stesso sia stato sottoposto a revisioni e aggiornamenti durante gli anni).

È ancora troppo presto per dirlo. Di certo, per adesso, vi è il fatto che AlphaGo, grazie ai due network neuronali, riproduce la struttura del cervello umano. E chissà che non riesca a conquistare in questo modo una nuova vittoria contro l’ultimo sfidante, Lee Se-dol, un vero fuoriclasse del Go che si batterà presto (coraggiosamente) contro AlphaGo.

Una curiosità sull’intelligenza artificiale

Vista la crescente integrazione di robot nella nostra quotidianità, dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito di sicurezza all’ambito medico con robot che assistono l’uomo durante le operazioni, presso la Commissione Europea si è riunito un gruppo di lavoro con l’obiettivo di formulare leggi chiare e dare uno status giuridico ai robot. Tra le proposte del gruppo, c’è la definizione dei robot come “Persone Elettroniche!