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Se la curiosità è femmina, i videogames sono maschi. Gli stereotipi di genere e i luoghi comuni, stavolta, c’entrano davvero poco. A rivelare la maggiore attrattiva esercitata dai videogiochi sul genere maschile è una ricerca condotta dalla Yale University. La motivazione potrebbe essere biologica. Nessuna questione di gusti, dunque, ma una più elevata predisposizione al gaming dei ragazzi.
L’indagine, portata avanti da un team di ricercatori coordinati da Marc Potenza, ha coinvolto 108 persone con un’età media di 21 anni: 68 maschi e 40 femmine. A loro è stato chiesto di giocare per 30 minuti a dei videogiochi online. Prima di iniziare, e al termine della sessione, i partecipanti sono stati sottoposti a una risonanza magnetica. Questa ha evidenziato come negli uomini la zona cerebrale legata alla ricompensa si fosse attivata maggiormente rispetto a quella della controparte femminile. La traduzione è relativamente semplice: il meccanismo neurale dei maschi li rende più vulnerabili allo sviluppo della dipendenza da gaming.
Che i maschi siano più affascinati dai videogames lo testimoniano anche le statistiche d’utilizzo degli stessi. Stando a una ricerca effettuata dal Pew Research Center, infatti, il 41% degli adolescenti di sesso maschile dichiara di giocare assiduamente ai videogiochi, contro il solo 11% delle fanciulle. Eppure quantità e qualità non coincidono.
Come dimostrato dal dott. Cuihua Shen (Università della California) e dal dott. Rabindra Ratan (Università del Michigan), che hanno condotto la ricerca, il gap non riguarda anche le prestazioni. Il loro studio ha analizzato quanto velocemente donne e uomini riuscissero a salire di livello in un gioco Multiplayer Online. Ne è emerso un sostanziale ribaltamento dei ruoli.
Le donne, infatti, hanno impiegato meno tempo a concludere il videogioco, sconfessando le certezze delle community di players. Con buona pace delle scelte delle case di progettazione, che ad oggi tendono a sbilanciare ancora l’ago della produzione verso il mercato maschile.