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Le statistiche dicono che a fine quarantena ci daremo allo shopping sfrenato, definito da alcuni “revenge shopping”. La reclusione forzata da coronavirus, oltre alla libertà, ci ha privati di tanti piccoli piaceri. Sicuramente gli acquisti online sono schizzati alle stelle, ma vuoi mettere comprare un capo d’abbigliamento direttamente al punto vendita? Ecco perché può essere considerata come un’attività teraputica.
In questo lungo periodo di quarantena dovuto alla pandemia di coronavirus abbiamo principalmente acquistato online e, nella maggior parte dei casi, lo abbiamo fatto solo per necessità. Ma cosa abbiamo acquistato durante il lockdown?
I settori che hanno registrato gli incassi maggiori sono quelli dell’elettronica, del food e dello sport. Ci si è dovuti adattare allo smart-working e, chi ne ha avuto necessità, ha acquistato online nuovi device di ultima generazione. Molti sportivi che hanno continuato a fare allenamento a casa si sono attrezzati con cyclette, tapis roulant, pesi e altro ancora, tutto acquistato online. Infine si è preferita la spesa online con consegna direttamente a casa, evitando lunghe file ai supermercati.
Secondo gli economisti, però, le cose cambieranno presto. A quanto pare il revenge spending è uno dei primi comportamenti socio economici post lockdown. In questo lungo periodo ci siamo sentiti insoddisfatti, impotenti, abbiamo sofferto. Ora abbiamo bisogno di sentirci in qualche modo gratificati. Per questo si faranno acquisti per vendetta contro l’isolamento forzato. Molti compreranno cose che prima ritenevano inutili, ma che ora danno soddisfazione. Lo shopping è terapeutico, ora tutto sembrerà in parte necessario.
Il fenomeno dello shopping sfrenato per vendetta si era già manifestato in Cina dopo la rivoluzione culturale della metà degli anni ’80, dopo l’epidemia della Sars nel 2013 e si è manifestato anche post COVID-19. Infatti nel primo giorno di riapertura Hèrmes a Canton ha registrato un incasso di 2,7 milioni di dollari.
C’è voglia di rivincita, di ricominciare e i dati delle vendite al dettaglio confermano questo desiderio di tutta la popolazione mondiale. Sicuramente il revenge spending non riuscirà a coprire tutte le perdite economiche: ci sono settori che ancora faticheranno nella fase di ripresa, come quello artistico-culturale, turistico-alberghiero e quello della ristorazione. Il distanziamento sociale continuerà, ci saranno ancora misure restrittive e normative igienico-sanitarie da rispettare almeno finché non ci sarà un vaccino. Bar, ristoranti, pub, locali, teatri, cinema, musei, agenzie di viaggio, strutture ricettive, registreranno ancora un calo di vendita, purtroppo.
E anche noi dobbiamo valutare bene le nostre finanze e le nostre disponibilità economiche, senza lasciarci troppo trascinare dallo shopping sfrenato, seppur le nostre intenzioni siano buone, perché nel nostro piccolo desideriamo dare una mano al Paese.