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Sexting è un termine sempre più noto e una pratica sempre più diffusa tra i cybernauti. Il maggior tempo trascorso online, soprattutto durante quest’ultimo periodo di isolamento, ha portato molte persone ad avvicinarsi a questa pratica. Il sesso in chat, un passatempo piacevole per chi ha una relazione a distanza, può però avere risvolti molto pericolosi. Specie quando ad essere coinvolti sono minori o soggetti incapaci di difendersi. Parliamo in questo caso di revenge porn. Vediamo dunque in questo articolo cosa si intende per sexting e revenge porn e come tutelarsi in rete.
Si parla sempre più spesso di sexting: il significato in italiano però non è noto a tutti. Il termine sexting è un neologismo che nasce dalla fusione di due parole inglesi: sex (sesso) e texting (inviare messaggi). Con questo termine si indica lo scambio di messaggi sessualmente espliciti tra due (o più) persone tramite le app di messaggistica istantanea.
Il sexting può dunque riguardare la diffusione di messaggi testuali, ma anche foto o video. I canali utilizzati sono quelli più noti, come Telegram, Whatsapp, Facebook o Instagram, ma non mancano quelli frequentati dai più giovani come lo snapchat. Il sexting viene utilizzato per sostituire l’attività sessuale, tra single o per le coppie divise, ma rappresenta anche un diversivo divertente nelle relazioni stabili.
Chi ha poca familiarità con l’argomento, può trovare online più di un esempio di messaggi sexting. Il sexting è però una pratica che va affrontata con consapevolezza e cognizione di causa. Il rischio maggiore di chi lo pratica è quello di andare incontro alla diffusione, senza il proprio consenso e a terzi, del materiale prodotto. Il pericolo principale è quello di restare vittime del fenomeno (purtroppo sempre più diffuso) del revenge porn. Può avvenire infatti che le immagini o i video scambiati con il partner vengano diffusi da quest’ultimo all’insaputa dell’altro, con lo scopo di danneggiarlo o vendicarsi. O anche, soltanto, per farsi vanto con amici o conoscenti.
La diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite e i casi di revenge porn sono purtroppo in continuo aumento. Quando si decide di fare sexting è fondamentale rispettare il proprio partner, ma è necessario anche mettersi al riparo da possibili conseguenze spiacevoli. La proliferazione dei gruppi Telegram che diffondono materiale esplicito senza consenso e pornografia illegale, anche con minori protagonisti, è infatti una piaga dilagante. Il reato di vendetta pornografica, noto come revenge porn, è previsto dalla legge dal 9 agosto 2019. A partire da quella data vige la punibilità per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Questi, seppur realizzati con il consenso della parte danneggiata, non possono essere pubblicati o diffusi senza autorizzazione, azione che viola la privacy e la reputazione della vittima.
A questa svolta normativa si è arrivati a seguito del preoccupante aumento di casi di persone che hanno ceduto alla disperazione. La legge 69/2019 ha introdotto un reato specifico, quello legato alla diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Questo è contenuto nell’art. 612-ter del codice penale.
Chiunque invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati e senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 5.000 a 15.000 euro. Le pene previste dal revenge porn si applicano anche a chi si rende complice della diffusione del materiale avendolo ricevuto (e non realizzato). La condivisione dei contenuti in gruppi pubblici o privati, dunque, integra il reato, in quanto si tratta di una forma di divulgazione non autorizzata. Ciò a prescindere dal numero di componenti del gruppo. Inoltre la pena aumenta se i fatti sono commessi dal coniuge – anche separato o divorziato – o da una persona che è stata legata da una relazione affettiva alla persona offesa.
Il revenge porn su internet coinvolge sempre più spesso anche adolescenti e giovanissimi.
Si tratta di una fascia d’età molto esposta e fragile, per questo è fondamentale l’informazione e l’educazione alla materia, anche da parte degli insegnanti. Secondo recenti sondaggi, sono molti i giovani italiani di età compresa tra i 13 e i 18 anni che hanno ammesso di aver praticato sexting, scambiando immagini intime con partner via chat. Quanti di loro lo hanno fatto ignari dei pericoli che stavano correndo?
Dal sexting al revenge porn o alla sextortion, purtroppo, il passo è molto breve. Proteggere i minori dai rischi della rete in materia di sesso, come anche dal fenomeno Sugar daddy e sugar baby, ed educarli alla sessualità e al corretto comportamento in rete è compito degli adulti: genitori e insegnanti.
Ai genitori è affidato il compito di educare ma anche di controllare i figli su internet, potendo fare affidamento su una serie di strumenti per monitorare la navigazione. La scuola, invece, ha la responsabilità di non voltarsi dall’altra parte.
Purtroppo nelle chat di classe gira un po’ di tutto e il monito di un genitore a non mandare in giro foto, da solo può non bastare. La corretta sinergia tra i due punti di riferimento dei più giovani rappresenta l’unica soluzione per contrastare il fenomeno. E il modo migliore per farlo è prevenirlo, parlare coi i ragazzi dell’argomento e della portata del reato: di quanto sia grave commetterlo e quanto sia devastante subirlo. La scuola può fare la sua parte convocando persone esperte e invitandole a parlare agli studenti dell’argomento.
Se si resta vittime di revenge porn, è indispensabile muoversi per tempo. Quando si viene danneggiati bisogna prima di tutto raccogliere prove che documentino l’accaduto. Esistono piattaforme che mettono a disposizione un questionario gratuito per far orientare la vittima e che le consentono di acquisire autonomamente la prova digitale di immagine o video usati. Purtroppo i soli screenshot non sono sufficienti per ottenere la rimozione dei contenuti dolosi. La denuncia va effettuata entro i sei mesi dall’avvenimento del fatto. Se si è vittime di revenge porn su internet bisogna portare gli elenchi di tutte le url dove è ancora visibile il materiale. Una volta che il materiale ha iniziato a circolare in rete non bisogna abbattersi, perché si può ancora correre ai ripari affidandosi alle autorità.