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Avete mai sognato di possedere un mantello dell’invisibilità? Uno in grado di farvi scomparire nelle lunghe riunioni in ufficio, o magari durante quegli interminabili pranzi della domenica con i parenti della vostra dolce metà? Ebbene, se anche voi avete sempre desiderato di possedere un oggetto in grado di farvi scomparire a piacimento, sappiate che il vostro sogno non è così lontano dal realizzarsi.
La suggestione dell’esistenza di un mantello dell’invisibilità è molto antica, ed il caso del celebre maghetto Harry Potter non è che l’ultimo di una lunga tradizione letteraria e fantastica: basterà pensare a Mandrake, a Mago Merlino, ai supereroi della Marvel ed a molti altri ancora.
Eppure, pochi di voi forse sanno che da qualche anno a questa parte un team di ricercatori, quello dell’università californiana di Berkeley, ha deciso di provare a trasformare questo oggetto leggendario in realtà. Come? Grazie alla tecnologia, ovviamente.
Sono ormai trascorsi sei anni dai primi studi pratici sulla possibilità di realizzare un mantello in grado di rendere invisibili. Un primo prototipo, progettato sempre dai ricercatori di Berkeley, fu ultimato nel 2009. Questo modello iniziale, tuttavia, pure se per certi versi sorprendente, era piuttosto lontano dalla nostra idea di mantello: si trattava infatti di un dispositivo molto ingombrante, più simile ad uno schermo rigido, e quindi impossibile da avvolgere intorno ad un oggetto, figuriamoci ad una persona.
La nuova versione del mantello, realizzata recentemente dagli stessi ricercatori, è invece molto più sofisticata, ed ha davvero dell’incredibile. La svolta è arrivata attraverso la costruzione di una speciale pelle “hi-tech”, in grado di aderire perfettamente alla superficie di un oggetto. Il segreto sta tutto nell’utilizzo di un materiale innovativo: delle minuscole placche rettangolari d’oro, definite anche “nanoantenne”, in grado di modificare la direzione dei raggi luminosi da cui vengono colpite, e che possono essere programmate semplicemente modificandone le dimensioni.
Quando la luce colpisce un oggetto, infatti, essa viene distorta e riflessa in tutte le direzioni, ed è questo processo che permette ai nostri occhi di vedere l’oggetto in questione. Le “nanoantenne” progettate a Berkeley permettono invece di riflettere in linea retta tutti i raggi di luce che colpiscono il mantello dell’invisibilità, e rendono in questo modo funzionalmente invisibile l’oggetto sottostante agli occhi di un osservatore.
Il nuovo mantello, presentato dai ricercatori sulle pagine di Science, è inoltre incredibilmente sottile (stiamo parlando di appena 80 nanometri di spessore), estremamente flessibile e quindi capace di schermare efficacemente anche oggetti di forma irregolare, con protuberanze e spigoli. Un impresa impossibile per i suoi predecessori.
“Per il momento il prototipo è stato sperimentato su oggetti piccolissimi, pochi micrometri di diametro”, ha spiegato Zhang, il coordinatore del team di ricercatori di Berkeley, “ma la tecnologia potrebbe essere facilmente scalata per l’utilizzo su scala maggiore”.
Unico limite di questa incredibile scoperta? Il prezzo, nemmeno a dirlo, attualmente esorbitante, che avrebbe la realizzazione di un mantello dell’invisibilità di grandi dimensioni, ad esempio in grado di coprire una persona.
Insomma: il progresso ha fatto passi da gigante, ma per vedere un mantello dell’invisibilità appeso nel nostro armadio c’è bisogno di ancora un poco di pazienza.