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Minacce e insulti social, video imbarazzanti a volte modificati e al limite della pornografia, pettegolezzi esasperati: sono i diversi modi in cui si manifesta il cyberbullismo, un fenomeno di violenza online che riguarda soprattutto i giovanissimi, spesso minorenni. Il bullismo si sposta così dalla vita reale al web, svelandosi nelle sue molteplici forme. Proviamo a capire insieme quali sono i vari tipi di cyberbullismo.
Ricatti, denigrazioni, ingiurie, pressioni, diffamazioni lanciate da dietro una tastiera nel mondo cibernetico di social e piattaforme affini: sono solo alcune delle tipologie di cyberbullismo di cui sono vittime oggi tanti giovanissimi.
Le ricerche sul cyberbullismo e gli esperti che se ne sono occupati negli ultimi anni individuano diverse forme di cyberbullismo, identificate spesso da termini mutuati dall’inglese. Qui cerchiamo di analizzarle una per una, per dare un’idea della portata del fenomeno.
La denigration (in italiano “denigrazione”) è una delle forme più diffuse di cyberbullismo. In questo caso il bullo ha come scopo quello di diffamare la sua vittima attraverso la diffusione in rete di informazioni false: foto ritoccate, video alterati, pettegolezzi con lo scopo di ridicolizzarla e danneggiarne la reputazione e le amicizie.
Tra le varie forme di cyberbullismo, l’outing and trickery (in italiano “rivelazione e inganno”) è quella che consiste nella diffusione di informazioni ottenute dalla vittima in contesti intimi: il cyberbullo, ad esempio, diffonde confidenze spontanee (outing) o immagini riservate della vittima su chat o sms. La decisione di renderle pubbliche arriva solo in un secondo momento. A volte può anche accadere che il bullo convinca con l’inganno (trickery) l’amico a condividere informazioni imbarazzanti per poi inviarli ad altri utenti, oppure che minacci di farlo se la vittima non si dimostrerà pronta a esaudire le sue richieste.
La forma dell’harassment consiste in vere e proprie molestie, sebbene virtuali: insulti, messaggi offensivi e disturbanti inviati sistematicamente alla vittima tramite Sms, E-mail o telefonate (a volte anche mute).
L’esclusione del gruppo è una forma di bullismo molto pesante, soprattutto se le vittime sono adolescenti, soggetti per i quali la costruzione delle propria identità passa anche attraverso il senso di appartenenza al gruppo. Allontanandoli intenzionalmente da un gruppo online, da una “lista di amici” o da una chat, il cyberbullo finisce per isolarli. Bannare la vittima da questi ambienti virtuali equivale a danneggiarne la popolarità che, nella definizione moderna, dipende non solo da relazioni amicali reali, ma anche dalla rete di contatti online.
Con il termine “happy slapping” (in italiano letteralmente “schiaffeggio allegro“) ci si riferisce ad un fenomeno nato in Inghilterra intorno al 2004 tra gruppi di giovanissimi, che si divertivano a riprendersi con i telefonini mentre davano ceffoni a sconosciuti. Successivamente il fenomeno si è diffuso anche in altri Paesi e oggi è diventato una delle forme di cyberbullismo. Si verifica quando un gruppo di ragazzi picchia un coetaneo e gli altri riprendono l’aggressione con uno smartphone diffondendo poi il video in rete. Gli utenti possono ricondividerlo, commentarlo e addirittura votare il “migliore”, come in una sorta di challenge pericolosa.
Tra le varie forme di cyberbullismo, il flaming consiste nell’offesa pura e semplice. Si tratta di vere e proprie battaglie verbali alimentate da messaggi violenti e insulti volgari tra due o più utenti, attraverso un post e le interazioni che ne derivano. Può verificarsi nelle chat oppure nei videogiochi interattivi dove, molto spesso, il divertimento è collegato anche al piacere di bullizzare i principianti. Questi ultimi, forti dell’anonimato, rispondono in modo altrettanto aggressivo.
Si parla di cyberstalking quando le molestie diventano particolarmente intimidatorie e persistono al punto da terrorizzare la vittima, che inizia a temere per la propria incolumità fisica. Spesso la persecuzione viene messa in atto attraverso app di geolocalizzazione e altre tecnologie simili. È un comportamento molto diffuso, ad esempio, nel caso di relazioni sentimentali interrotte.
Anche il furto di identità può rientrare nei diversi tipi di cyberbullismo. Consiste nell’appropriarsi di dati (violando ad esempio un account) e foto della vittima per postare a nome suo con lo scopo di darne una cattiva immagine.
Internet oggi è parte integrante della nostra vita. Il web, con le sue enormi potenzialità, offre innumerevoli vantaggi dal punto di vista culturale, formativo, ludico e sociale, ma, se non utilizzato in modo consapevole, può celare delle insidie, come il cyberbullismo.
Parlare di cyberbullismo e far conoscere tutte le sue forme è il primo passo per combatterlo. Molto spesso gli stessi cyberbulli non sono consapevoli della gravità delle proprie azioni e le vittime, nella maggior parte dei casi, non sanno come poter reagire.
Nel corso degli anni sono stati realizzati tanti film interessanti su bullismo e cyberbullismo. Guardarli insieme ai ragazzi, a scuola o in famiglia, può essere un buon modo per introdurre l’argomento e istruirli ad un uso consapevole del web.
Guarda il recente spot contro il cyberbullismo realizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia: