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Si torna a parlare della truffa del si: l’inganno telefonico per cui basterebbe rispondere “sì” ad una domanda innocua dell’operatore dall’altra parte della cornetta per ritrovarsi a sottoscrivere un contratto di cui non avevamo mai sentito parlare prima. Scopriamo insieme di cosa si tratta, come riconoscerla e cosa fare per difendersi.
È sufficiente pronunciare un sì e ci si ritrova nei guai. Questione di pochi secondi, quelli necessari per farci sottoscrivere, attraverso una semplice risposta affermativa, un abbonamento non richiesto e a volte anche molto costoso.
Il caso nasce dopo le migliaia di segnalazioni di cittadini rimasti vittime del tranello, si chiama truffa del sì, o almeno così è stato ribattezzato in rete uno dei raggiri telefonici più diffusi degli ultimi anni.
Ecco cosa succede nello specifico. Si viene contattati da un operatore, secondo alcune segnalazioni si tratta di call center che si spacciano per le principali compagnie telefoniche. A quel punto il malcapitato viene incalzato da una serie di domande generiche come “Parlo con il signor…?”, “Posso rubarle qualche minuto?”. Basterà rispondere con un banale “sì” e la truffa è fatta: la telefonata si interrompe, la linea cade e l’ignaro malcapitato si ritroverà sul groppone un contratto di cui non aveva fatto richiesta.
Se temi di essere stato anche tu vittima della truffa del sì e non sai cosa fare, non farti prendere dal panico. La prima cosa è rivolgersi alle forze dell’ordine, alla polizia postale o alle associazioni di tutela dei consumatori.
Per evitare di cadere nel tranello, invece, basta fare attenzione alle risposte date ai numeri di telefono sconosciuti: mai pronunciare la parola ‘Sì’, piuttosto prova ad usare risposte alternative come “Desidera?”, “Con chi parlo?”. Questo piccolo accorgimento, insieme al blocco del numero e all’utilizzo di app antispam, dovrebbero bastare a tutelarti da eventuali trappole.
Va detto che non sono in pochi a sostenere che la truffa telefonica del sì sia solo una bufala e che non ci sia da preoccuparsi che un eventuale “sì” registrato da un sedicente operatore telefonico possa essere usato per raggirarci.
Alcuni siti specializzati in “ricerca di bufale” parlano di eccessivo allarmismo che periodicamente torna a circolare in rete. Il consenso a voce, infatti, non sarebbe sufficiente a rendere valido un contratto, che in base ad una legge del 21 febbraio 2014, può entrare in vigore soltanto se, dopo la telefonata, verrà accettato e firmato per iscritto (anche con firma elettronica). Il consumatore ha quindi il diritto di cambiare idea e ripensarci anche dopo aver detto sì al telefono, senza dimenticare la possibilità di disdire il contratto firmato anche entro due settimane dalla firma.
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