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Novità in vista in casa Zuckerberg: la “stanza” interessata non è Facebook stavolta, bensì WhatsApp. Ispirata dal formidabile successo di Snapchat, il rivoluzionario servizio di messaggistica istantanea, l’applicazione di Menlo Park offrirà a breve una nuova funzione, molto simile alle Snapchat Stories.
Dopo la crittografia end to end ed il lancio della versione desktop di WhatsApp, l’ultima feature si chiamerà “Status” e probabilmente nel corso dei prossimi mesi sarà resa disponibile a tutti gli utenti: la data del release ufficiale in realtà non è ancora stata definita. Al momento, infatti, la nuova funzione è presente solo nella versione beta – quella non definitiva – dell’ultimo aggiornamento dell’app per device iPhone e Android.
Quel che è certo però è che, al momento del lancio, essa sarà accessibile come nuovo tab tra quelli già esistenti che permettono l’interazione con i propri contatti, “Chiamate” e “Chat”, cui proprio in questi giorni si è aggiunto quello dedicato alle tanto attese “Videochiamate”, finalmente disponibili con l’ultima versione dell’app.
Proprio come le Storie di Snapchat, dunque, Status permetterà di condividere con i propri contatti – tutti oppure un gruppo preselezionato di essi – aggiornamenti di stato composti da foto e video, accompagnati e arricchiti a piacimento da testi e commenti. Gli Status avranno la durata di 24 ore e sono destinati all’autodistruzione, sempre sul modello degli snap ideati da Evan Spiegel, il californiano ideatore dell’app di instant messaging che sta spopolando tra i teenager – e non solo – di tutto il mondo.
Qual è lo scopo degli imminenti Status di WhatsApp? Semplice: raccontarsi e coinvolgere i propri contatti in una storia del tutto personale che, essendo visiva, si fa ancora più diretta e il suo messaggio ancora più efficace. Si tratta dello stesso obiettivo, del resto, della funzione “Messenger Day”, lanciata nei mesi scorsi come test in Polonia sempre da Facebook Inc., così come delle Storie di Instagram che, attive da agosto, nel giro di soli due mesi sono state “raccontate” da 100 milioni di utenti.
Anche Zuckerberg dovrà ammettere prima o poi, insomma, di aver seguito con attenzione la lectio magistralis di Spiegel.